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ARTICOLO IL 

 

Due donne in scena affrontano in chiave ironica la bellezza dell’eterogeneità, indagando la scomposizione dei corpi e delle forme. Un mosaico di voci che si alza per rifiutare una definizione univoca del femminile, elogiando la molteplicità, la contraddizione, e la metamorfosi.  Questa riflessione vuole indagare il ruolo che oggi hanno i corpi, in particolare quelli femminili—esposti e giudicati. Non esistono corpi giusti o sbagliati, ma poetici e unici, che si raccontano con la propria storia e la propria identità. Viverli senza paura e alle volte con autoironia è un buon modo per omaggiarli. 

Un ruggito per la libertà di espressione. 

Si afferma perciò un principio fondamentale: la pluralità dell’identità femminile non è un’eccezione, ma la sua condizione originaria.

 

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CREDITI

 

di e con Giorgia Gasparetto e Nis Fee Brender

Costumi e luci : Santo Pablo Krappmann 

 

ph: Casa Uiza
 

 

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